INFIAMMAZIONE DEL TENDINE D’ACHILLE: CAUSE, SINTOMI E TRATTAMENTI

Trattamento dell'infiammazione del tendine d'Achille. Centro FisioMedica IGEA.

INFIAMMAZIONE DEL TENDINE D’ACHILLE: CAUSE, SINTOMI E TRATTAMENTI

Le patologie che interessano il tendine d’Achille sono principalmente due: l’infiammazione e la rottura. Entrambe sono collegate ad un utilizzo eccessivo e ripetuto del tendine, dovuto allo svolgimento di attività sportive come il calcio, la corsa ecc. o di lavori che richiedono sforzi e stress eccessivi. L’età del Paziente, il peso corporeo elevato o lesioni precedenti, giocano sicuramente un ruolo fondamentale nello sviluppo di tale condizione. Il trattamento varia sulla base della patologia riscontrata: in presenza di un’infiammazione del tendine d’Achille si opta principalmente per un trattamento di tipo conservativo, caratterizzato da riposo relativo, fisioterapia ed esercizi; la rottura del tendine, invece, potrebbe più frequentemente richiedere un intervento chirurgico per la sua riparazione, seguito sempre dall’indispensabile percorso di riabilitazione post-chirurgica.

Dove si trova il tendine di Achille e quale funzione ha?

Il tendine di Achille è situato superiormente al calcagno (comunemente chiamato tallone) e unisce i muscoli del polpaccio con il calcagno stesso. Il ruolo biomeccanico del tendine di Achille si esplica nella trasmissione della forza derivata dalla contrazione muscolare del polpaccio al segmento scheletrico. Si genera così il movimento articolare di estensione del piede o flessione plantare di caviglia. Questa spinta rappresenta un elemento fondamentale dell’atto deambulativo. Esercita anche un’azione modulatrice e di restituzione elastica di energia grazie alla presenza di fibre elastiche al suo interno.

Le principali patologie e condizioni che possono colpire il tendine d’Achille sono l’infiammazione del tendine e la rottura.

L’infiammazione del tendine d’Achille, definita anche tendinopatia achillea, è una delle principali patologie che interessano la caviglia e il piede. Infatti, circa il 7% della popolazione generale riferisce di aver sofferto di dolore al tendine d’Achille almeno una volta nel corso della propria vita. Questa condizione è osservata maggiormente nei soggetti tra i 30 e i 60 anni, soprattutto uomini e può colpire sia il corpo del tendine, sia la sua inserzione al calcagno.

Bisogna distinguere due tipi di tendinopatie, riferite soprattutto in corrispondenza della protuberanza postero laterale del calcagno:

Tendiniti non inserzionali: solitamente interessano la porzione critica del tendine sopra l’inserzione calcaneare. È tipica di Pazienti giovani che praticano attività sportiva, in particolare la corsa e il salto, durante la quale le forze che insistono nell’area del tendine possono aumentare sino a 10 volte rispetto al peso del corpo, causando micro-rotture delle fibre tendinee. Tali lesioni, se trascurate, possono portare anche alla rottura completa del tendine.

Tendiniti inserzionali: coinvolgono la porzione più distale del tendine, quella che va ad inserirsi sul calcagno, non sono legate alla pratica di attività sportiva e sono frequenti anche in Pazienti anziani.

Possono associarsi ad un escrescenza ossea sul versante superiore del calcagno, nota come “deformità di Haglund”, e a una borsite calcaneare, un’infiammazione riconoscibile dai sintomi tipici che includono gonfiore, calore e un punto dolente sulla parte posteriore del tallone. Frequente è anche la formazione di uno sperone calcaneare all’interno o lungo la periferia dell’inserzione del tendine stesso. Possiamo invece distinguere tre stadi di tendinopatia:

Stadio I: in cui è presente un infiammazione che interessa le strutture tendinee che lo avvolgono, mentre il tendine è integro, viene chiamata anche peritendinite.

Stadio II: in cui al processo infiammatorio che interessa le strutture tendinee si associa anche una degenerazione del tendine, prende il nome di peritendinite con tendinosi.

Stadio III: in cui è presente solo una tendinosi, cioè la degenerazione asintomatica del tendine senza infiammazione concomitante. In questo caso può svilupparsi una rottura interstiziale, parziale o una rottura acuta completa.

Tra le cause più comuni abbiamo sindromi da sovraccarico funzionale legate a microtraumatismi, perdita di elasticità del tendine a causa dell’invecchiamento e problemi posturali come iperpronazione – eccessiva rotazione del piede verso l’interno – o varismo dell’avampiede. Ancora, allenamenti su superfici irregolari o eccessivamente dure o in discesa, prominenza abnorme della porzione posteriore del calcagno (il già citato Morbo di Haglund) e l’uso di calzature inadeguate.

I Pazienti colpiti dall’infiammazione del tendine d’Achille lamentano tipicamente un dolore nell’area della porzione distale del tendine, solitamente sotto forma di fitte. Il dolore spesso si sviluppa con le prime attività mattutine e può aumentare con l’esercizio fisico, ed essere avvertito sia nella semplice deambulazione che durante la corsa. Nei casi più avanzati è presente tumefazione, riduzione dei movimenti della caviglia, ispessimento del tendine, arrossamento e aumento della temperatura cutanea.

Nella maggior parte dei casi il dolore al versante posteriore del tallone viene trattato con pieno successo utilizzando trattamenti conservativi, non chirurgici, quali terapie farmacologiche, sedute di fisioterapia, in particolare Tecar, ultrasuoni e onde d’urto, infiltrazioni con acido ialuronico e gel piastrinico e immobilizzazione con tutori diurni e notturni. Uno dei fattori più significativi che influenzano la prognosi e la guarigione con trattamento conservativo è la durata dei sintomi: se una tendinosi è stata presente per sei mesi o più, la patologia è più difficile da trattare in modo non chirurgico.

La rottura del tendine d’Achille è tra le lesioni ai tendini maggiormente osservate nella popolazione generale ogni anno. Anche in questo caso, l’incidenza è in costante aumento proprio a causa di una maggiore partecipazione a sport o attività fisiche che generano un elevato stress continuativo o ripetitivo sul tendine. Tale patologia interessa principalmente due categorie di Pazienti:

Soggetti tra i 30 e i 40 anni, specialmente atleti di sesso maschile. La rottura del tendine, in questo caso, può essere causata da allenamenti errati, intensi o frequenti o da microtraumi ripetitivi senza tempo necessario per il recupero. In questa categoria rientrano sport specifici che richiedono salti, spinte, partenze improvvise e cambi di direzione che vanno a caricare e stressare eccessivamente e ripetutamente il tendine.

Soggetti al di sopra dei 60 anni d’età. In questo caso la rottura del tendine può essere causata anche dallo svolgimento di semplici attività quotidiane, senza la presenza di specifici carichi eccessivi. Questo accade in presenza di un tendine già degenerato a causa dell’età e della scarsa vascolarizzazione, che portano a ridotta resistenza alla trazione. Un trauma lieve o una caduta non significativa possono, così, causare la rottura del tendine.

Anche in questa condizione possiamo individuare dei fattori di rischio che aumentano le probabilità di lesione, tra cui: elevato peso corporeo, sesso maschile, età, svolgimento di sport specifici, uso prolungato di fluorochinoloni, lesioni precedenti.

Il Paziente che ha subito una rottura del tendine d’Achille riferisce specifici sintomi e, durante l’esame fisico, il professionista può osservare segni caratteristici che permettono di riconoscere la patologia. Tra i principali:

  • Dolore circoscritto all’area del tendine;
  • Sensazione di aver ricevuto un calcio durante la lesione, con concomitante sensazione di schiocco o crack;
  • Perdita di forza nella flessione plantare;
  • Zoppia;
  • Incapacità di camminare, correre, salire o scendere le scale e alzarsi sulla punta dei piedi;
  • Impossibilità di caricare il peso sull’arto interessato e quindi incapacità di svolgere ogni tipo di azione;
  • Gonfiore ed edema.

La rottura del tendine d’Achille è una condizione particolarmente invalidante poiché, oltre il dolore, non permette al Paziente di svolgere le attività quotidiane, lavorative e sportive.

Diagnosi dell’infiammazione del tendine d’Achille?

La diagnosi viene effettuata clinicamente, tramite la visita medica. Attraverso la raccolta anamnestica, l’osservazione del tendine, la palpazione e alcune prove fisiche è generalmente possibile avere un quadro sufficientemente chiaro per una valutazione corretta. Ad esempio, la richiesta di restare in equilibrio sulla gamba affetta e sollevare il tallone, spesso è sufficiente a riprodurre il dolore. Diversamente può venire richiesto di effettuare un piccolo balzo sul posto ed in avanti per aumentare la sollecitazione meccanica.

Una valutazione importante è sempre quella di escludere una rottura completa del tendine di Achille. Questa viene eseguita tramite lo Squeeze Test che consiste nel comprimere a mo’ di pinza il polpaccio. La flessione plantare della caviglia che ne consegue dimostra la continuità strutturale del tendine. L’esame del tendine tramite ecografia può risultare estremamente importante per quantificare e dettagliare la problematica al fine di ottimizzare la scelta terapeutica. In alcuni casi, sempre a discrezione del medico, potrebbe essere richiesta una risonanza magnetica.

Come si cura l’infiammazione del tendine d’Achille?

Esistono tutt’oggi diversi trattamenti che possono essere inclusi nella terapia. Qui di seguito ne elenchiamo alcuni.

Riposo

Il riposo e lo scarico dell’attività sportiva rappresentano la prima forma di terapia per la tendinopatia achillea. Dovrebbero quindi essere interrotte attività ad alto impatto o sportive (ad esempio la corsa), per un periodo limitato e valutato da caso a caso. Con il miglioramento del dolore possono essere reintrodotti esercizi specifici così come consentito dal dolore.

Farmaci antidolorifici

Antidolorifici come il paracetamolo o l’ibuprofene possono ridurre il dolore. L’ibuprofene appartiene ad un gruppo di medicinali chiamati NSAIDs, antinfiammatori non-steroidei. Ricordiamo, ovviamente, che l’assunzione di farmaci deve essere sempre valutata e decisa dal medico. La copertura dal dolore può sì dare sollievo, ma espone il tendine ad un possibile sovraccarico proprio grazie alla diminuzione di percezione dolorosa.

Crioterapia (applicazione di ghiaccio locale)

Può essere utile per il controllo del dolore ed avere effetti benefici sul gonfiore. Sessioni di 10-30 minuti ripetute più volte al giorno sono consigliate. Il ghiaccio (borsa del ghiaccio o ice-pack) va sempre applicato interponendo uno strato protettivo sulla cute per evitare ustioni da freddo. Va posto sulla zona tendinea dolente o tumefatta.

Esercizi per il tendine d’Achille

Alcuni esercizi specifici rappresentano uno strumento complementare di cura per la tendinopatia del tendine d’Achille. E’ fondamentale che questi vengano inseriti con tipologia, modalità e quantità scelte opportunamente dallo staff riabilitativo rispetto alle condizioni cliniche del soggetto. Questo consente di evitare ulteriori sovraccarichi al tendine che potrebbero risultare dannosi, e di promuovere invece al meglio il processo di guarigione.

Iniezioni di steroidi

L’utilizzo locale di steroidi è un’opzione terapeutica nel trattamento della tendinopatia del tendine di Achille. Attualmente questa procedura è ancora controversa per via degli effetti collaterali (side effects) dei farmaci steroidei. Nell’iniezione diretta del tendine, infatti, vi è il rischio, a lungo termine, di danni al tendine stesso. Un’ alternativa utilizzata, che sembra avere minori effetti collaterali, è quella di iniettare il farmaco attorno al tendine anziché al suo interno. In alcuni casi refrattari ad altre terapie riabilitative, l’iniezione di steroidi viene utilizzata, oculatamente, per ridurre il dolore e l’infiammazione locale. Spesso, per ottimizzare la procedura, si utilizza la procedura eco guidata, con il supporto quindi di strumentazione ecografica .

Fisioterapia

Attraverso l’utilizzo di tecniche di terapia manuale, come mobilizzazioni e tecniche miofasciali rivolte alla muscolatura, il fisioterapista permetterà il completo recupero articolare della caviglia e del piede (se è presente limitazione), l’aumento della flessibilità muscolare e il miglioramento dello stato di salute generale del tendine. Scaricare il tendine attraverso un rialzo al tallone, soprattutto nelle fasi iniziali della condizione, aiuta a ridurre la sintomatologia, mentre un plantare è utile per migliorare la pronazione del piede. Entrambi i prodotti sono facilmente reperibili cliccando sulle immagini di seguito.

Qualora i sintomi del Paziente peggiorassero o non trovassero beneficio attraverso il trattamento di tipo conservativo dopo un periodo di 6-12 mesi, l’ortopedico potrebbe optare per l’intervento chirurgico prendendo in considerazione diverse tecniche possibili, scelte sulla base delle caratteristiche del paziente e della condizione.

L’operazione chirurgica risulta essere, invece, la tipologia di trattamento maggiormente utilizzata nei casi di rottura del tendine d’Achille anche se, molto spesso, in presenza di fattori e caratteristiche specifiche può essere intrapreso un percorso di tipo conservativo. Le tecniche di operazione chirurgica per la rottura del tendine sono diverse (chirurgia mini-invasiva, riparazione percutanea, chirurgia aperta) e vengono scelte dal chirurgo ortopedico sulla base della condizione specifica del Paziente.

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