LA LOMBALGIA NEGLI ATLETI

La lombalogia negli atleti. FisioMedica IGEA.

LA LOMBALGIA NEGLI ATLETI

La lombalogia negli atleti. Centro di Fisioterapia FisioMedica IGEA.La lombalgia, più comunemente detta mal di schiena, è un disturbo comune che coinvolge i muscoli e le ossa della schiena. Essa colpisce, ad un certo punto della loro vita, circa il 40% delle persone. La lombalgia può essere classificata per durata, come acuta (dolore di durata inferiore alle 6 settimane), sub-cronica (da 6 a 12 settimane) o cronica (più di 12 settimane); la lombalgia acuta è anche nota popolarmente come colpo della strega. La condizione può essere ulteriormente classificata dalla causa di fondo del dolore, che può essere meccanica o non. La lombalgia deriva dalla degenerazione dei dischi intravertebrali, ed è un processo correlato al progredire dell’età, a cause di tipo lavorativo a disordini posturali o attività sportiva intensa non correttamente eseguita. Con l’età i legamenti si usurano e anche i dischi intervertebrali della colonna perdono idratazione inoltre le curve fisiologiche possono alterarsi squilibrando i carichi. Lo stress sulla colonna vertebrale diventa maggiore e l’anello comincia a presentare lesioni radiali. Inoltre i cambiamenti della colonna vertebrale possono generare compressione sui nervi spinali, con sensazioni di dolore, debolezza, intorpidimento. Anche la tensione e lo stress possono portare a contrazioni a livello della schiena, causando dolore e rigidità. La lombalgia è tipicamente caratterizzata da una combinazione dei seguenti sintomi:

Dolore nella parte bassa della schiena. Questo tipo di dolore può essere accompagnato da spasmi muscolari lievi o gravi, mobilità ridotta e dolori ai fianchi e al bacino;

Dolore che arriva a glutei, gambe e piedi. A volte la lombalgia include una sensazione di dolore pungente che si sposta lungo le cosce e nella parte bassa delle gambe e dei piedi, chiamata anche sciatica. Quest’ultima è causata dall’irritazione del nervo sciatico e di solito si sente solo su un lato del corpo;

Dolore che peggiora dopo essere stati a lungo seduti;

Dolore quando si cambia posizione. A seconda della causa sottostante al dolore, alcune posizioni saranno più comode di altre;

Dolore che peggiora dopo il risveglio e migliora dopo il movimento. Molti di coloro che soffrono di lombalgia riferiscono sintomi peggiori al mattino. Dopo essersi alzati e mossi, tuttavia, i sintomi sono alleviati. Il dolore mattutino è dovuto alla rigidità causata da lunghi periodi di riposo, alla diminuzione del flusso sanguigno durante il sonno e forse alla qualità del materasso e dei cuscini utilizzati.

Negli sportivi le cause più frequenti sono la degenerazione artrosica del disco intervertebrale (discopatia degenerativa) ed lo stress meccanico delle strutture anatomiche coinvolte (overuses syndromes).

La lombalgia nell’atleta è un evento frequente anche se la sua incidenza presenta un’estrema variabilità (10-80%) in relazione età, tipo di sport e livello agonistico. Nella maggior parte dei casi gli episodi di lombalgia sono legati ad un sovraccarico funzionale, causato dalla ripetizione ciclica di specifici gesti atletici, oppure ad un evento traumatico acuto, diretto od indiretto. Si ritiene pertanto che la lombalgia dell’atleta sia per lo più di origine meccanica e la natura del dolore benigna. Fattori predisponenti la lombalgia sono:

  • forma fisica inadeguata;
  • alterazioni posturali;
  • squilibrio muscolare di colonna ed arti inferiori;
  • scarso riscaldamento prima dell’attività;
  • incompleta riabilitazione dopo infortunio.

A differenza della popolazione generale, la lombalgia nell’atleta sembra avere una minore influenza sulle capacità prestazionali nelle singole discipline. Ciò è dovuto alla migliore condizione atletica di base, alla maggior forza muscolare ed alla motivazione a proseguire la propria attività. Tra gli atleti, la lombalgia si riscontra più facilmente in coloro che praticano sport agonistico piuttosto che amatoriale. I traumatismi o i micro-traumatismi a livello della colonna sono responsabili di lesioni anatomiche, spesso associate, che interessano il disco intervertebrale, le articolazioni interapofisarie, gli istmi ed i tessuti molli paravertebrali (legamenti, capsule articolari, muscoli).

Le alterazioni radiografiche più frequentemente osservate nello sportivo affetto da lombalgia comprendono alterazioni morfologiche del corpo vertebrale, ernie intraspongiose di Schmorl, scivolamenti del corpo vertebrale ed una ridotta altezza del disco. Così anche alla Risonanza Magnetica è stata riscontrata una maggiore incidenza di discopatie degenerative (reperto del cosiddetto black disk) negli atleti rispetto ai non atleti. Le attività sportive che impegnano in maniera importante le strutture della colonna con gesti atletici rivolti a tali tipi di sollecitazioni espongono di conseguenza l’atleta a un maggiore rischio di episodi di lombalgia. Per ogni atleta affetto da lombalgia è pertanto molto importante la raccolta dei dati anamnestici e la conoscenza dei principi basilari di biomeccanica del rachide applicata allo sport, al fine di potersi orientare il più precisamente possibile sui meccanismi lesionali.

Le attività sportive che possono rappresentare un rischio per la salute della schiena sono di tre tipi:

  1. sport che forzano le capacità articolari vertebrali in estensione come ginnastica, pallavolo, pallacanestro, danza, nuoto a rana;
  2. sport che comportano continue sollecitazioni come la corsa e il ciclismo;
  3. sport che sottopongono la colonna vertebrale a carichi eccessivi come il sollevamento pesi.

Alla prima categoria appartengono attività che richiedono movimenti in estensione eccessivi e ripetuti. Nel caso di pallavolo e pallacanestro, il gesto tecnico della schiacciata o del tiro prevedono una necessità di carico in estensione che con il passare del tempo può stressare la muscolatura causando lesioni più o meno serie e nei casi più gravi compromettere le strutture articolari intervertebrali.

Nella ginnastica e nella danza si richiede una capacità di estensione lombare che supera di gran lunga quella che è la sua naturale meccanica articolare. Si tratta per questo di attività sconsigliate a chi non abbia una particolare attitudine fisica e una buona mobilità articolare della colonna. La continua richiesta di “allungarsi” inoltre può portare nel tempo le curve fisiologiche naturali a rettilineizzarsi compromettendo una corretta distribuzione dei pesi e di conseguenza causando dolore.

Il nuoto, considerato da sempre un alleato della schiena perché l’acqua sostiene il peso del corpo e aiuta a diminuire il carico del peso sulla colonna, è da praticare sempre con grande cautela. Lo stile “a rana” ad esempio è senza dubbio da evitare perché le spinte propulsive si effettuano sempre in estensione lombare e con il tempo si finisce per caricare la zona di uno stress eccessivo.

La corsa e il ciclismo sono sport apparentemente a basso impatto. In realtà, si tratta di attività che mettono anch’esse sotto pressione con piccole, ma continue sollecitazioni la parte della colonna vertebrale più soggetta al mal di schiena cioè la cosiddetta cerniera lombosacrale. Si tratta di una zona particolarmente delicata perché subisce i carichi provenienti dall’alto (forza di gravità, peso corporeo) e dal basso (le forze che provengono dal terreno).

Il dolore alla schiena è il disturbo più diffuso anche tra chi frequenta palestre. Quando si parla di pesistica infatti non ci si riferisce soltanto agli atleti che praticano body building, ma a tutti coloro che frequentando una palestra si allenano sollevando pesi. Sollevare pesi sottopone la colonna vertebrale a sollecitazioni molto intense e può causare problemi anche molto seri come le ernie discali. Una postura corretta e un carico mai eccessivo possono prevenire questo tipo di disturbo.

Il trattamento, in particolare negli sportivi, è prevalentemente di tipo conservativo: nella fase acuta viene prescritto un riposo di tipo attivo, cioè evitando sforzi eccessivi o prolungati, con eventuale ausilio di un supporto lombosacrale in tela armata. Fondamentale sarà inoltre una terapia farmacologica e massoterapica.

Una volta risolto l’episodio acuto, come nel trattamento della lombalgia cronica, viene impostata una terapia di mantenimento, con lo scopo di contrastare la sintomatologia e prevenire nuove riacutizzazioni. Il Paziente dovrà imparare ad usare il corsetto in modo strategico, contemporaneamente bisognerà iniziare un percorso riabilitativo fisiochinesiterapico e posturale, associato a stretching dei muscoli del cingolo lombo-pelvico e degli ischiocrurali. Gli obiettivi della fisioterapia sono: ridurre il mal di schiena, aumentare la funzionalità e insegnare al Paziente un programma di mantenimento per prevenire futuri problemi alla schiena. Nelle fasi iniziali del disturbo sono raccomandati trattamenti di terapia fisica quali:

Questi trattamenti devono essere eseguiti con le giuste impostazioni, in relazione al momento terapeutico e vanno ridotti nelle fasi successive. Non devono essere utilizzati come terapia unica perché non promuovono l’indipendenza del Paziente. Compito del fisioterapista sarà, infatti, educare il Paziente ad adottare le giuste accortezze quotidiane e a eseguire esercizi di stretching e di rinforzo della muscolatura addominale e lombare. Si ricorda infine, a chi è in sovrappeso, che il calo ponderale è la strategia migliore per sollevare la nostra schiena da un eccessivo carico meccanico.

Fondamentale, per gli sportivi di alto livello, affidarsi a figure riabilitative dedicate, in grado di personalizzare la rieducazione in base a precisi gesti atletici. Nei casi più difficili possono essere proposti trattamenti invasivi, che spaziano da tecniche infiltrative fino a soluzioni chirurgiche, ovviamente previa valutazione di uno specialista in chirurgia vertebrale.

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