SINDROME DELLE STRETTO TORACICO: SINTOMI, CAUSE E TRATTAMENTI
La sindrome dello stretto toracico, nota anche come sindrome dell’egresso toracico, sindrome dello sbocco toracico o sindrome degli scaleni, è un quadro patologico da compressione neuro-vascolare a carico della radice degli arti superiori. Gli arti superiori sono innervati dal plesso brachiale e vascolarizzati dalle arterie succlavie che si trova appunto a questo livello. Tale fascio vascolo-nervoso può essere compresso nel suo decorso in tre punti, ognuno sostenuto da una causa ben precisa o comunque frequente: in direzione prossimo-distale si individua il triangolo interscalenico (sindrome dello scaleno), lo spazio sottoclavicolare o costo-clavicolare (sindrome della costa cervicale) e lo spazio subcoracoide, sotto al muscolo piccolo pettorale (sindrome da iperabduzione).
Quest’area può essere eccessivamente stretta o diventarlo durante certe manovre provocative o esserlo per la presenza di strutture anomale come bande fibrose, coste cervicali, muscoli anomali o ipertrofici. Ripetuti traumi a livello delle radicole C8-T1 possono simulare il quadro e giocarvi un ruolo patogenetico. Le cause principali alla base della sindrome dello stretto toracico possono essere di due tipologie differenti: traumatiche o riconducibili a movimenti ripetitivi.
I traumi più frequenti che possono provocare una compressione del fascio nervoso e vascolare sono quelli riconducibili agli impatti ad alta velocità, come un colpo di frusta in un incidente automobilistico. Ma i Pazienti interessati da sindrome dello stretto toracico possono essere incorsi anche in fratture, per esempio della clavicola.
Anche i movimenti ripetitivi rappresentano un fattore di rischio conclamato per la sindrome dello stretto toracico, in particolar modo quelli con l’arto superiore, dunque con il braccio portato sopra la testa. Sono movimenti effettuati in particolar modo da individui giovani che si dedicano a un’attività sportiva che prevede la ripetizione di questi movimenti, ma anche persone con una professionalità specifica, per esempio chi ha a che fare quotidianamente con il sollevamento di carichi pesanti.
Infine dobbiamo menzionare anche i Pazienti interessati da variazioni anatomiche, non necessariamente patologiche. Per esempio individui nati con la costa cervicale, dunque con una costa in più posta sopra le altre, o con un muscolo scaleno in più: sono tutte condizioni che provocano un ulteriore restringimento in una zona già sensibile e che possono comportare una compressione del fascio di nervi e vene che collega la rachide cervicale al braccio.
Sintomi della sindrome dello stretto toracico
La sindrome dello stretto toracico si manifesta con formicolio, gonfiore o freddo alle mani, anche bilaterale, spesso notturno. In genere i sintomi si accentuano dopo una giornata particolarmente faticosa. Gli stessi sintomi possono comparire quando capita di tenere a lungo le braccia in alto: in questo caso si avverte anche una forte sensazione di stanchezza alle braccia. Spesso questa patologia amplifica altri problemi neurogeni dell’arto superiore, come il tunnel carpale.
I sintomi sono spesso peggiorati dall’abduzione delle braccia. Dal lato neurologico abbiamo dolore, intorpidimento, parestesie, e senso di debolezza, mentre sintomi di tipo vascolare sono dolore, perdita di polso arterioso, arto freddo e pallore, e talvolta gonfiore alle mani.
Attualmente non esiste un singolo segno clinico che renda la diagnosi di sindrome dello stretto toracico con alcun grado di certezza. Per questo si sommano diversi test che valutano la presenza o meno del polso radiale durante alcune posizioni particolari delle braccia e del collo. Il risultato di questi test, uniti alla sintomatologia riferita dal Paziente ed eventualmente da controllo radiologico possono porre la diagnosi di sindrome dello stretto toracico.
Esistono tre tipi principali di sindrome dello stretto toracico, denominati in base alla causa dei sintomi:
- sindrome dello stretto toracico neurogena;
- sindrome dello stretto toracico arteriosa;
- sindrome dello stretto toracico venosa.
Tuttavia, questa classificazione è solo scolastica e nella clinica quotidiana una sindrome dello stretto toracico può coinvolgere tutti i tipi di compressione in vari gradi. Inoltre, le forze di compressione possono essere di diversa ampiezza in ciascuna struttura interessata. Pertanto, i sintomi possono essere variabili e questo spesso rende complessa la diagnosi precisa.
Diagnosi della sindrome dello stretto toracico
- Valutazione clinica;
- Test elettrofisiologici e in genere RMN del plesso brachiale e/o della colonna cervicale.
La diagnosi della sindrome dello stretto toracico è suggerita dalla distribuzione dei sintomi. Varie manovre sono state riportate per dimostrare la compressione di strutture vascolari, ma la sensibilità e la specificità sono scarse. Può essere utile alla diagnosi un reperto auscultatorio di soffi alla clavicola o all’apice dell’ascella o il riscontro mediante RX. Sebbene l’angiografia possa rilevare la formazione di un gomito o una parziale ostruzione delle arterie o delle vene ascellari, nessuno di questi reperti costituisce un’evidenza incontrovertibile di malattia. I test elettrofisiologici sono indicati in tutti i Pazienti che presentano sintomi suggestivi, ed anche la RMN del plesso brachiale, della colonna cervicale o di entrambi è solitamente necessaria
Come si può curare la sindrome dello stretto toracico?
Il trattamento della sindrome dello stretto toracico è generalmente di tipo riabilitativo: permette di ottenere buoni risultati a condizione di proporre una fisioterapia dedicata e corretta. La fisioterapia prevede esercizi di stretching per i muscoli del collo e delle spalle, esercizi di mobilità articolare ed esercizi per la correzione di eventuali posture errate. Per ottenere dei buoni risultati, i fisioterapisti consigliano di praticare gli esercizi anche a casa, non solo durante le sedute presso i centri di riabilitazione. La somministrazione di farmaci antinfiammatori e antidolorifici è necessaria per ridurre l’infiammazione e la sensazione dolorosa, i medicinali più prescritti sono l’ibuprofene (FANS), i miorilassanti, l’aspirina e, solo in rari casi, i corticosteroidi. Per i Pazienti con la forma vascolare della sindrome dello stretto toracico, i trattamenti consistono in: Medicinali trombolitici e anticoagulanti. I trombolitici sono farmaci che dissolvono i coaguli sanguigni nelle arterie e nelle vene; gli anticoagulanti, invece, servono a mantenere fluido il sangue. In genere, i medici pianificano una terapia che preveda, prima, la somministrazione dei trombolitici e, poi, quella degli anticoagulanti. Somministrazione di antidolorifici. Servono a ridurre la sensazione dolorosa, che talvolta può essere molto fastidiosa.
Nei casi refrattari della sindrome dello stretto toracico e, più specificatamente, quando vi sono delle ripercussioni vascolari eventualmente supportate da malformazioni ossee, va considerato il trattamento chirurgico decompressivo. L’intervento chirurgico, in anestesia generale, si effettua essenzialmente mediante due possibili accessi: sovraclaveare (incisione al di sopra e parallela alla clavicola) o trans ascellare (al di sotto dell’ascella). La decompressione può essere effettuata mediante diverse procedure via via associate al caso specifico, come la sezione-asportazione di fasci muscolari, l’asportazione della prima costa e di anomalie ossee e/o fibrose. La presenza di complicanze vascolari richiede ancor più il trattamento multidisciplinare del malato dove, accanto alla decompressione, vanno anche considerati trattamenti farmacologici per prevenire trombo embolie e/o per sciogliere gli eventuali trombi (fibrinolisi), procedure endovascolari e ricostruzioni chirurgiche vascolari.
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